L'Organigramma

Incontra i membri del Capitolo, il Gran Maestro e i Confratelli.

La Bottiglia della Confraternita

Ogni anno tra i produttori Cavalieri di Valdobbiadene, viene selezionata, con apposita degustazione, la bottiglia di spumante Valdobbiadene D.O.C.G. che rappresenta la Confraternita.

La Biblioteca

La Biblioteca della Vite e del Vino è stata realizzata con il contributo della Confraternita di Valdobbiadene. I testi sono consultabili presso la biblioteca comunale di Valdobbiadene che si trova nel Palazzo Celestino Piva, Via Piva 53, Valdobbiadene. Scarica l'elenco dei testi consultabili.

Le Pubblicazione

Divini Colli, i colli del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, Grafiche Antiga, 2002, 120pp. Le immagini di Cesare Gerolimetto contenute in questo libro sono piccoli sorsi dell'emozione che si prova camminando per la nostra terra. Scopritele nella

Ai lembi orientali di Valdobbiadene, dove il Piave con la sua grande ansa isola il Montello e la pianura della Marca Gioiosa dai primi contrafforti delle Prealpi venete, San Pietro di Barbozza spicca su di un mare di rigogliosi vigneti.

Siamo nel regno del Valdobbiadene D.O.C.G., ove questo vitigno nobile e generoso ha trovato il suo habitat naturale, nell'altalenante susseguirsi di ubertose colline che celano, in solitarie valli, pittoresche contrade coltivate a vigneto.

Qui la bellezza della natura palpita nel paesaggio agreste e nei versi enoici del grande innografo e poeta Onorio Clemenziano Venanzio Fortunato - morto nel primo '600, Santo Vescovo a Poitiers in Francia - dai quali traspare l'ampio respiro dei suoi vigneti lontani con la nostalgia della sua terra: "il mio pensiero torna sovente laggiù, dove eternamente germoglia la vite, sotto la grande montagna, sulla giogaia nuda dei colli, dove il verde lussureggiante protegge e ristora le zone più disadorne…".

Equilibrio spirituale, tra intellettualismo e misticismo, rivelano le parole del grande autore che, in quegli oscuri e travagliati tempi, non sdegnava alternare la composizione di inni sacri a pregevoli brani enoici, dai quali la purezza del cielo, la maestosità dei monti e l'opulenza dei vigneti di questa terra generosa dovevano parlare di Dio! Ed è ben naturale, quindi, che proprio a San Pietro di Barbozza, frazione di Valdobbiadene, per un diritto naturale e non contestabile nasca nel 1946 la Confraternita di Valdobbiadene, ispirata ai concetti fondamentali delle più illustri consorelle di Francia e alle sane tradizioni enologiche del luogo. 


Bisogna ben dire, però, che le origini della Confraternita si identificano in gran parte nelle precarie condizioni ambientali dell'immediato dopoguerra; allora, dopo le tristi vicende belliche, incombevano, sul settore vitivinicolo, la minaccia dell'esodo degli agricoltori dalla collina verso i più remunerativi e meno faticosi lavori della pianura e lo spauracchio dell'estremo stato di abbandono dei vigneti, che alzavano al cielo i loro tralci scarni e incolti. Si rendevano necessarie energiche misure protettive, tangibili aiuti morali e materiali, assistenza tecnica e consigli, e i pionieri di quella che divenne in seguito la Confraternita di Valdobbiadene profusero a piene mani il frutto della loro esperienza: aiutarono gli agricoltori a superare il difficile momento, collaborarono alla messa a dimora di nuovi e più razionali vigneti e diedero incondizionatamente la loro assistenza a chiunque ne avesse avuto bisogno, per il bene del paese.

La Confraternita, autentica università del Prosecco Superiore, ha la sede ricavata in una "cella vinaria" a tutta volta; istoriata dall'estro creativo del pittore Cappellin con motivi bacchici, è una vera e propria enoteca in cui bottiglie dai nomi prestigiosi fanno degna cornice ad altre di Prosecco da collezione, le cui date di nascita risalgono al lontano 1919. Cresciuta nel tempo, la Confraternita è composta, ora, da tecnici enoici e da personalità del mondo vitivinicolo. Tutti lavorano per lo sviluppo del sodalizio e danno il loro valido apporto perché la Confraternita sia perfettamente inserita nel regno di Dioniso.

Gianni Stefani, 16 giugno 1996
In occasione del 50° di Fondazione